Il Duomo che non c'è è una collezione di piatti e complementi d'arredo progettata dal designer Vito Nesta. La digitalizzazione di alcuni dei disegni presenti all'interno del ricchissimo archivio della Veneranda Fabbrica ha permesso la realizzazione di una serie di prodotti, dimostrando che la bellezza che custodisce l’archivio non è solo appannaggio di studiosi e ricercatori, ma può essere fruita da tutti nelle forme più svariate.

 

Il Duomo che non c'è

La base all'idea di questa collezione è quella di mostrare alcune delle proposte fatte fra il 1886 e il 1888 in occasione del Concorso Internazionale per la Nuova Facciata del Duomo di Milano. Nonostante nessuno di questi sia stato scelto come il vincitore del concorso, si tratta di veri e propri capolavori realizzati a china e acquerello, progetti incredibilmente precisi che sono testimonianza dei vari stili e movimenti architettonici che si affacciano alla fine del XIX secolo nel panorama europeo.

 

Le Volte Celesti

I protagonisti in questa collezione sono i disegni di Paolo Cesa Bianchi che mostrano uno dei progetti più incredibili mai realizzati: la sua idea di portare il cielo dentro al Duomo, decorando le volte della cattedrale con un fondo blu arricchito da stelle d’oro. Il lavoro fatto su di essi ha creato una collezione unica e estremamente elegante, dal facile utilizzo e dal forte impatto visivo.

 

La Storia Infinita

L’archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo conserva un'infinita collezione di piccoli disegni che raccontano una categoria decisamente molto ampia di progetti, Vito Nesta ne raccoglie alcuni con lo scopo di spiegare visivamente il contenuto delle relazioni alle quali erano allegati. Si tratta di schizzi colorati, spesso corredati da note e legende, che ben spiegano il frenetico lavoro del cantiere nel corso del XIX secolo. Attraverso questi semplici tratti possiamo ricostruire fin nel dettaglio la storia di ciascun pezzo di Duomo: sono indicati i nomi degli scultori, le dimensioni dei blocchi di marmo, a ricordarci quindi che l’Archivio è davvero il Diario del Duomo.

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